Nel cuore effervescente di Basilea, la celebre fiera Art Basel svela ogni anno nuovi volti dell’arte contemporanea. Ma c’è un capitolo a parte, che si scrive fuori dai padiglioni ufficiali: è Parcours, la sezione pubblica e gratuita curata da Stefanie Hessler, direttrice dello Swiss Institute di New York. Dopo una prima edizione di successo, Hessler torna nel 2024 con una nuova proposta tematica – Second Nature – che invita l’arte a fondersi con lo spazio urbano, trasformando negozi abbandonati, hotel e persino sottopassaggi in sorprendenti gallerie a cielo aperto.
Clarastrasse: da arteria cittadina a crocevia artistico
Clarastrasse non è una strada qualunque: collega il centro fieristico al Reno e pulsa di vita quotidiana, tra mercati, ristoranti e locali sempre animati. Nonostante non possieda il fascino da cartolina di altre zone di Basilea, per Stefanie Hessler rappresenta il perfetto teatro urbano per dare voce all’arte pubblica. Lo scorso anno, Parcours ha preso casa proprio qui, e nel 2024 l’itinerario si estende fino a Münsterplatz, attraversando simbolicamente il fiume. Clarastrasse diventa così una tela viva dove l’arte emerge dalla routine, regalando al pubblico opere sorprendenti in spazi altrimenti anonimi.
Questa trasformazione è frutto di una riflessione precisa: portare l’arte dove non è attesa, sovvertendo la quotidianità. Clarastrasse, con la sua vita di quartiere, è il luogo ideale per rompere gli schemi e accendere la meraviglia. Dalle installazioni tessili ispirate alla storia coloniale fino a collage che esplorano l’identità trans-femminile nera, ogni opera riflette una stratificazione di significati in dialogo con il contesto urbano, sociale e storico.
La danza tra opera e luogo: quando la curatela è un ascolto reciproco
Ogni abbinamento tra opera e spazio in Parcours è il risultato di un dialogo continuo. Stefanie Hessler lavora fianco a fianco con artisti e gallerie per trovare la “corrispondenza sentimentale” tra visione artistica e luogo. Che sia un garage, una sala da ballo o una panetteria, ogni sito assume un’identità nuova grazie all’intervento artistico. Thomas Bayrle apre un negozio funzionante che riflette sulla cultura visuale, Shahryar Nashat trasforma una sala sul Reno in una fontana-scultura, mentre UG porta ortaggi scolpiti in cemento in una sala da banchetti.
Questi abbinamenti non sono mai casuali. Alcuni artisti scelgono il luogo dopo sopralluoghi approfonditi, altri si affidano alle suggestioni proposte dalla curatrice. La forza di Parcours risiede proprio in questa elasticità curatoriale: ogni spazio urbano può essere riscritto, reinterpretato, rivelando narrazioni che spesso restano invisibili. La città diventa organismo vivo, che risponde, accoglie e si trasforma sotto lo sguardo dell’arte.
Second Nature: un tema, molteplici letture
Il tema Second Nature non è solo una suggestione curatoriale, ma una lente che moltiplica significati. Per Stefanie Hessler, “seconda natura” può essere un’abitudine acquisita, un ecosistema artificiale, o il flusso incessante di immagini digitali che plasma la percezione del reale. Gli artisti invitati traducono questa pluralità in linguaggi visivi diversi: dalla barriera tessile lunga 80 metri firmata da Hylozoic/Desires, che rievoca un sistema coloniale di controllo del commercio del sale, alle installazioni che interrogano la sovrapposizione tra corpo e tecnologia.
Il tema permette anche di esplorare la porosità tra spazi pubblici e privati. Parcours si sviluppa in luoghi ibridi: appartamenti, garage condominiali, chiese ancora in funzione. In questo dialogo tra interno ed esterno, istituzione e città, arte e vita quotidiana, si rivela la capacità dell’arte pubblica di farsi interstizio, di insinuarsi negli spazi liminali. Un invito, dunque, a riconoscere nell’abitudine una possibilità di meraviglia e disvelamento.
Un anno di lavoro per una settimana di meraviglia
Dietro una settimana di esposizione si cela quasi un anno di lavoro meticoloso. Stefanie Hessler inizia a progettare Parcours già al termine dell’edizione precedente: sviluppa il concept in autunno, invita gli artisti, valuta proposte. Parallelamente, porta avanti la direzione dello Swiss Institute di New York, dove la stessa metodologia – site-specific, fluida, dialogica – si applica anche ai progetti locali. È un lavoro di squadra, di ascolto continuo e di attenzione alle energie del momento.
La flessibilità del team e la capacità di mantenere vivo il contatto con artisti e gallerie permettono a Parcours di essere ogni anno una proposta nuova, ma coerente. Stefanie Hessler, con la sua visione curatoriale aperta e dinamica, riesce a creare una rete di connessioni profonde tra arte e città, tra opera e passante, tra passato e futuro. L’arte, in questo modo, non si limita a decorare lo spazio pubblico: lo reinventa.
Parcours non è solo una sezione di Art Basel, ma una visione di città in cui l’arte entra nella vita quotidiana come un evento inatteso, un cortocircuito poetico. Stefanie Hessler dimostra che la curatela, quando è pensata come un atto di ascolto e di presenza, può trasformare un quartiere in palcoscenico, una strada in narrazione e il passante in spettatore consapevole. A Basilea, Clarastrasse è diventata seconda natura: un luogo dove l’arte accade, semplicemente, tra una spesa e un tuffo nel Reno.