Dal 20 settembre 2025 al 22 marzo 2026, il Victoria & Albert Museum di Londra celebra Marie Antoinette Style, la prima mostra britannica che esplora l’eredità della regina più iconica della storia. Tra abiti d’epoca, riletture contemporanee e oggetti personali, l’esposizione (sponsorizzata da Manolo Blahnik) svela come lo stile della sovrana abbia influenzato 250 anni di moda, arte e ribellione.
L’Icona che Inventò il Personal Branding
Marie Antoinette non fu solo una regina: fu la prima influencer della storia. La mostra del V&A parte dal suo guardaroba rivoluzionario per raccontare come trasformò la moda in un linguaggio politico. Gli abiti esposti—dalle robe à la française ai più scandalosi chemise à la reine—mostrano una donna che usava i tessuti come manifesti: la seta leggera e i colori pastello erano una dichiarazione di modernità contro l’aristocrazia ingessata.
Particolarmente significativo il confronto tra il ritratto à la rose di Vigée Le Brun (1783) e i bozzetti originali delle sue acconciature alte 70 cm: vere sculture di capelli intrecciati con perle, piume e persino modellini di navi. “Era un’arte performativa”, spiega la curatrice Elisabeth Maisonnier. “Ogni suo look generava polemiche e imitazioni, esattamente come oggi con le star sui social”.
Dai Gioielli alla Ghigliottina: Gli Oggetti Raccontano la sua Caduta
La mostra dedica una sezione straziante agli oggetti personali: il flacone di Eau de Cologne del suo kit da viaggio, le pantofole ricamate (una delle quali ispirò Manolo Blahnik per il film di Sofia Coppola), e una ciocca di capelli tagliata prima dell’esecuzione. Questi reperti, accostati ai diari delle dame di corte, rivelano il paradosso di una donna che cercò libertà attraverso la moda, finendo vittima della stessa opulenza che l’aveva resa celebre.
Uno dei pezzi più toccanti è la riproduzione dell’abito indossato durante la fuga a Varennes (1791): un semplice vestito di lana grigia, l’opposto dei suoi abiti di corte. “Quel cambio di stile fu un disperato tentativo di apparire ‘popolare'”, spiega lo storico Daniel Roche. “Ma ormai era troppo tardi: la sua immagine di regina frivola era già diventata un simbolo del male”.
L’Eredità nella Cultura Pop: Da Sofia Coppola a Moschino
Il V&A esplora come il mito di Marie Antoinette sia rinato nel XXI secolo. In mostra: i leggendari pumps di Blahnik creati per il film del 2006, gli abiti rococò-punk di Moschino (Autunno/Inverno 2020), e persino outfit di Beyoncé e Lady Gaga che omaggiano la regina. “È diventata un’icona queer e femminista”, nota il critico Alexander Fury. “La sua storia di straniera incompresa e ribelle risuona oggi più che mai”.
Una sala immersiva ricrea la petite trianon, il suo rifugio privato a Versailles, con proiezioni di TikTok che reinterpretano le sue acconciature. E per la prima volta vengono esposti i disegni originali di Rei Kawakubo (Comme des Garçons) per una collezione mai realizzata, ispirata al contrasto tra lusso e rivoluzione.
Marie Antoinette Oggi: Cosa ci Insegna sul Potere e la Moda
La mostra si chiude con una domanda provocatoria: Cosa indosserebbe Marie Antoinette nel 2025? Le risposte arrivano da 12 designer contemporanei: da Harris Reed che immagina un corsetto genderless con i colori della bandiera francese, a Simone Rocha che reinterpreta il chemise come un abito da protesta.
“La sua lezione è attualissima”, conclude Maisonnier. “Dimostrò che la moda può essere un’arma per sfidare il potere—ma anche una gabbia. Oggi viviamo lo stesso paradosso: vestirsi è ancora un atto politico”.
Marie Antoinette Style non è una semplice mostra: è un viaggio nel cuore di un mito che non smette di affascinare. Tra sete preziose e memorie della Rivoluzione, il V&A ci ricorda che ogni era ha la sua “regina scandalosa”—e che forse, senza saperlo, tutti noi continuiamo a vestirci come lei: cercando libertà in un mondo che ci giudica per come appariamo.