37.3 C
Italy

Gaëlle Choisne a Venezia: l’amore come arte viva tra corpo, cuore e casa

Must read

Alla Fondazione Scuola Piccole Zattere di Venezia, Gaëlle Choisne presenta Temple of Love. Coeur, episodio del suo progetto artistico incentrato sull’amore come pratica collettiva e fluida. Tra caffè, ceramiche, sigarette, vetri e chakra, l’artista franco-haitiana trasforma lo spazio espositivo in un organismo pulsante, dove convivono intimità, storia coloniale e connessione spirituale. Un’esperienza multisensoriale e politica che rimette al centro il corpo, la memoria, e il diritto di amare in tutte le sue forme.

Una nuova “scuola” per l’arte relazionale

La Scuola Piccole Zattere, inaugurata nel 2023 nel cuore di Venezia, si propone come un laboratorio di convivenza e apprendimento condiviso, ispirato tanto alla storia civica delle “scuole piccole” veneziane quanto alla metafora della zattera: luogo di salvezza, ma anche di viaggio comune. Ristrutturata dal collettivo Fosbury Architecture, la sede ha un’anima modulare e colorata, grazie agli interventi dello studio Giga Design. In questo contesto aperto e fluido, ogni mostra diventa esperienza, ogni residenza occasione di scambio orizzontale.

È qui che Gaëlle Choisne ha sviluppato Coeur, tappa del suo progetto Temple of Love, avviato nel 2018 e in costante evoluzione. Le sue opere si fanno strumenti di relazione: ambienti, oggetti, performance, azioni condivise. Il cuore – non solo organo, ma centro emotivo ed energetico – diventa architettura e concetto cardine di un percorso che attraversa le stanze della Scuola come una mappa interiore, tra spiritualità, affetti e politica.

Corpo, chakra e materia quotidiana

La mostra si sviluppa in sette stanze ispirate ai chakra, ciascuna associata a una parte del corpo e a una dimensione dell’esperienza. Choisne mescola materiali e riferimenti: caffè, incenso, perline, ceramiche, mozziconi di sigarette, piccoli oggetti quotidiani che si caricano di nuovi significati. Ogni gesto, ogni installazione è frutto di un processo lento e corporeo, vissuto direttamente nei locali della Scuola durante la residenza. Nessuno spazio di studio separato: tutto è stato costruito lì, a contatto con l’ambiente.

Il caffè, ad esempio, è ricavato dai fondi raccolti ogni sera da un chiosco vicino. Simbolo storico della schiavitù coloniale, in mostra si trasforma in rituale di convivialità. Lo stesso vale per le sigarette, disseminate come tracce di una storia più grande: quella dei popoli ridotti in schiavitù, dei corpi sfruttati, dei profumi e dei vizi trasformati in arte. Ogni elemento riconduce alla fragilità e alla resistenza dell’essere umano.

Un’arte porosa che accoglie il mondo

Nella mostra convivono opere dell’artista e dipinti haitiani della collezione di Jean-Marie Drot, creando un dialogo tra la memoria personale e quella collettiva. Le installazioni di Choisne si popolano di ceramiche, sculture, video, fotografie, oggetti trovati, cellulari e cuscini veneziani realizzati per l’occasione. Nulla è fuori luogo: ogni dettaglio è parte di un racconto frammentato ma coerente. «L’arte è sulla vita», diceva Louise Bourgeois, e Choisne ne segue il solco, rifiutando ogni estetica pulita o puramente concettuale.

Il disordine è intenzionale, come lo è la scelta di lavorare direttamente nello spazio espositivo. Un forno per ceramiche è stato installato nella sede, e un workshop ha coinvolto il pubblico nella creazione di piccole case in terracotta. La mostra si presenta così come un’istantanea in continua trasformazione, un organismo in divenire che raccoglie ferite, speranze e desideri dell’artista, ma anche di chi visita e partecipa.

Femminile sacro, zombie e memoria coloniale

L’acqua della Laguna, racconta Choisne, ha avuto un effetto quasi terapeutico durante la residenza. L’ha aiutata a riconnettersi con la sua parte più intima e spirituale, e questa energia si riflette nelle sculture e nei materiali scelti. La sua identità mista – tra Haiti e Francia – è al centro di un’indagine profonda sulla soggettività e sulle strutture sociali ereditate dalla storia coloniale. «Attraverso la mia storia vedo un pezzo di Storia collettiva», afferma.

Un esempio emblematico è l’interesse dell’artista per la figura dello zombie, radicata nella cultura haitiana e spesso distorta dall’immaginario occidentale. In collaborazione con la Scuola, Choisne sta progettando una serata “anti-paura” con film e dibattiti sul tema. Per lei, lo zombie è simbolo di una perdita di vitalità causata dalla paura – la stessa paura che alimenta razzismo e oppressione. Anche attraverso la fantascienza, l’arte diventa mezzo per smascherare stereotipi e costruire nuovi immaginari più inclusivi e consapevoli.

- Advertisement -spot_img

More articles

Latest article