Clueless compie 30 anni: lo stile anni ’90 secondo Mona May, tra vintage e rivoluzione fashion
Nel 2025 Clueless celebra trent’anni di iconicità stilistica. Il film diretto da Amy Heckerling è diventato un punto di riferimento per generazioni, non solo per la sua trama brillante ma per la moda visionaria firmata Mona May. Dall’indimenticabile completo giallo al celebre vestito Alaïa, ogni look è diventato un simbolo culturale. In questa intervista, la costumista racconta come ha reinventato la femminilità anni ’90 e perché il suo stile è ancora oggi più attuale che mai.
La genesi di uno stile che ha fatto scuola
Quando nel 1994 Mona May ricevette la sceneggiatura di Clueless, il panorama stilistico era dominato dal grunge e dai look dismessi. La costumista scelse invece di immaginare una nuova estetica: colorata, elegante e consapevole. Si è ispirata al mondo delle sfilate, a icone come Sophia Loren e Twiggy, adattandole a un contesto adolescente, scolastico ma sognante. L’obiettivo era creare personaggi che si vestissero con fantasia, ma anche coerenza narrativa.
Il risultato fu rivoluzionario: il tailleur giallo, i mini abiti, i gambaletti con le mary jane sono diventati elementi di un immaginario collettivo. May racconta che il guardaroba di Cher non doveva solo stupire, ma raccontare una ragazza curiosa, globale, con una carta di credito e tanta immaginazione. “Cher avrebbe potuto fare shopping a Milano, Parigi o Londra”, spiega, e da lì l’idea di una moda internazionale, ma accessibile.
Empowerment e identità dietro ogni outfit
Per May, la moda di Clueless non è mai stata solo estetica. Ogni look rappresenta una forma di espressione individuale e di empowerment femminile. “Non si trattava solo di essere carine”, racconta, “ma di dire: eccomi”. Anche le amiche di Cher sono vestite per esprimere caratteri precisi: Dionne con i cappelli teatrali, Tai con camicie check più alternative. Ogni dettaglio è studiato per costruire una narrazione visiva.
Il famoso vestito Alaïa rosso ne è l’esempio perfetto. May ricorda come, senza budget per acquistarlo, chiesero direttamente all’atelier, che accettò di prestarlo. “Ho disegnato anche la giacca con piume e la borsa abbinata”, aggiunge, rendendo ogni outfit un piccolo capolavoro di storytelling. È così che la moda da costume diventa linguaggio.
High-low fashion e l’arte del mescolare
Uno dei grandi meriti di Mona May è stato introdurre con naturalezza la filosofia del mix & match tra capi di alta moda e articoli di seconda mano. Con un budget limitato, ha dato vita a look sofisticati e ironici, oggi emulati dalle influencer e apprezzati dalla Gen Z. «Quello che era necessità è diventato tendenza», spiega. Oggi si parla di moda circolare e vintage come novità, ma Clueless lo faceva già trent’anni fa.
Il layering intelligente, i cappelli scelti per raccontare il carattere, l’uso delle calze come elemento narrativo: tutto torna. Cher oggi, secondo May, sarebbe una CEO green, affezionata allo shopping consapevole. Dionne? Una imprenditrice creativa, sempre eccentrica. Le loro personalità sarebbero rimaste intatte, perché costruite con cura attraverso la moda.
Un’eredità che continua: sostenibilità, vintage e lezioni di stile
Mona May ha anticipato molti temi attuali: la moda sostenibile, la valorizzazione del second-hand, il rispetto per l’ambiente. Il suo processo creativo includeva già la ricerca nei thrift store, la scelta di tessuti durevoli e l’importanza dei piccoli dettagli. “Non possiamo più pensare solo all’apparenza”, dice. Ogni capo può avere una seconda vita e un grande significato.
Proprio per celebrare questa visione, uscirà il libro The Fashion of Clueless, curato da May con la giornalista Monica Corcoran Harel. Un’opera che raccoglie bozzetti, foto inedite, interviste e segreti di set. “Cher non è solo una ragazza alla moda, è un’icona di autenticità”. E la moda, quando è fatta con passione, può raccontare storie che durano ben oltre un trend stagionale.