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Tujikuze, il brand keniota che trasforma moda e artigianato in empowerment femminile

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Il progetto fondato da Lilian Kahiro in Kenya ha un nome che è già un manifesto: Tujikuze, in swahili “Cresciamo insieme”. Dietro al marchio c’è una visione che intreccia empowerment femminile, identità culturale e sostenibilità, trasformando borse, sandali e accessori in racconti di resilienza. Con il supporto della Ethical Fashion Initiative, la stilista ha dato vita a una rete di artigiane che unisce tradizione e innovazione, portando la creatività africana sulle passerelle internazionali. Tujikuze non è solo moda, ma un movimento sociale, culturale ed economico che sta riscrivendo il futuro delle comunità keniote.

La nascita di un progetto tra radici e futuro

Il brand Tujikuze nasce con l’obiettivo di coniugare artigianato locale e sostenibilità. Ogni pezzo, che si tratti di sandali o borse, viene realizzato con fibre naturali e materiali riciclati, tessuti a mano da artigiani del Kenya. Kahiro ha voluto creare un marchio che fosse profondamente radicato nella cultura swahili e, al tempo stesso, capace di dialogare con il mercato globale. L’iniziativa ha preso forma grazie al supporto dell’Ethical Fashion Initiative, che ha formato decine di donne in tecniche di tessitura, perlinatura e incisione, aprendo nuove prospettive lavorative.

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Questa visione ha trovato spazio anche a CODEWAY 25, la fiera internazionale dedicata alla cooperazione e allo sviluppo sostenibile. Qui Tujikuze si è presentato come esempio concreto di come la moda possa diventare uno strumento di cambiamento sociale. L’approccio proposto da Kahiro e Cipriani, fondatore di EFI, mette al centro donne e giovani, rafforzando comunità spesso marginalizzate. Non è soltanto la creazione di una collezione, ma la costruzione di un modello replicabile di sviluppo circolare e inclusivo.

Empowerment femminile e impatto sociale

Il cuore di Tujikuze è rappresentato dalle donne. Da figure che lavoravano in silenzio nei villaggi rurali, molte sono oggi diventate leader di cooperative artigiane e protagoniste di una nuova economia locale. Kahiro ha reso la creatività un mezzo per ricostruire autostima e identità, trasformando il crafting in un processo terapeutico e imprenditoriale allo stesso tempo. Tessuti di cotone organico, perline tradizionali e fibre ecologiche diventano elementi di un design contemporaneo che parla di resilienza e orgoglio culturale.

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Un esempio significativo è arrivato nel 2024 con la realizzazione di 105.000 nappine con perline per Conad Nord Ovest, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Un progetto che ha coinvolto 21 comunità artigiane, trasformando un simbolo in un’opportunità economica reale. Questo tipo di iniziative dimostra come la moda, quando orientata al sociale, possa generare valore condiviso e migliorare le condizioni di vita delle comunità più vulnerabili.

Moda etica e visione internazionale

Il lavoro di Kahiro e Cipriani dimostra come la moda africana possa essere al tempo stesso etica e innovativa. Con i Community Product Hubs, Tujikuze ha già formato oltre 2.000 artigiani, costruendo una filiera inclusiva e trasparente. Il Kenya, in questo scenario, diventa un laboratorio creativo e sociale dove il Made in Africa acquisisce un ruolo centrale nel panorama globale. Le borse e gli accessori del brand non sono solo oggetti di stile, ma veri e propri strumenti di narrazione culturale e identitaria.

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Secondo Cipriani, l’Ethical Fashion Initiative rappresenta una piattaforma che unisce brand di lusso con artigiani del Sud globale, creando una filiera tracciabile e sostenibile. Tujikuze si inserisce in questo percorso come esempio di successo, capace di coniugare la qualità artigianale con il rispetto per le persone e l’ambiente. La moda, in questo contesto, smette di essere un prodotto di consumo veloce e diventa un mezzo per raccontare storie e generare impatto positivo.

Il Kenya come centro della moda etica

L’ambizione di Tujikuze va oltre i confini nazionali: con il sostegno del governo keniota, il progetto si inserisce nella Vision 2030, che punta a trasformare il Kenya in un paese industrializzato e prospero. L’obiettivo è costruire un ecosistema di micro, piccole e medie imprese capaci di crescere in modo sostenibile e inclusivo, facendo della moda una leva politica ed economica. Questo approccio segna una rottura con il passato e propone un modello alternativo di sviluppo basato sulla creatività e sulla comunità.

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Per Lilian Kahiro, Tujikuze è molto più di un brand: è un movimento culturale che celebra le donne e la loro capacità di trasformare la società attraverso il lavoro artigianale. Ogni collezione racconta la storia di chi l’ha creata e porta con sé un messaggio di speranza e resilienza. In un mondo in cui la moda cerca nuove narrazioni, il progetto keniota emerge come esempio di come stile, etica e identità possano fondersi in un percorso di crescita collettiva.

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