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Maska, il brand dimenticato che ha avuto i più grandi direttori creativi della moda italiana

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A volte basta un’etichetta per riportare alla luce storie inaspettate. Così è successo con Maska, marchio italiano oggi dimenticato, ma che nel corso della sua parabola ha avuto nomi del calibro di Walter Albini, Gianfranco Ferré, Jean Paul Gaultier e Franco Moschino alla guida creativa. Dai suoi inizi a Scandiano fino alle passerelle internazionali, passando per boutique in mezzo mondo, Maska ha segnato un’epoca del prêt-à-porter, lasciando tracce preziose oggi riscoperte anche nel mercato vintage.

Le origini di un’eleganza italiana

Maska nasce nel 1967 a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, con un’idea chiara: portare nel prêt-à-porter italiano linee essenziali e raffinatezza estetica. Già dai primi listini comparivano cappotti e tailleur, segno di un’eleganza sobria e curata. Con circa cinquanta dipendenti e cinquemila capi prodotti all’anno, il marchio si muoveva su basi solide ma puntava forte sulla creatività, tanto da affidare nel 1968 la direzione stilistica a Walter Albini, che ne curò l’immagine per sei stagioni consecutive, imprimendo un’identità precisa al brand.

Storia Maska Mariacarla Boscono

Meno di dieci anni dopo la sua fondazione, Maska approdava sulle pagine di Vogue Italia. Nel 1976 un due pezzi in lino sabbia comparve in un servizio dedicato all’“Africa-look”, a testimonianza di un marchio che già sapeva leggere le tendenze. Le pubblicità dell’epoca lo descrivevano come un simbolo di qualità e cura per i materiali, insistendo sulla purezza della lana vergine. L’attenzione alla materia prima e alla costruzione sartoriale divennero presto la cifra distintiva di Maska, capace di distinguersi in un panorama sempre più competitivo.

I grandi nomi alla direzione creativa

Negli anni Ottanta, il brand si affermò definitivamente grazie a firme di assoluto prestigio. Gianfranco Ferré, Jean Paul Gaultier e Franco Moschino si alternarono alla guida creativa, portando ciascuno il proprio tocco distintivo. Dopo il ritorno di Albini, Maska consolidò uno stile in cui convivevano minimalismo e raffinatezza, senza mai perdere la cura per i dettagli sartoriali. A testimoniarne il valore, le campagne scattate da fotografi come Michel Comte e interpretate da volti iconici come Dayle Haddon.

Storia Maska Vogue Italia

In quegli stessi anni, il marchio raggiunse una posizione di rilievo tra le aziende del Made in Italy. Con oltre trecento dipendenti diretti e più di mille considerando i terzisti, Maska arrivò a un fatturato impressionante di 133 miliardi di lire nel 1995. L’azienda divenne così un punto di riferimento non solo per l’Emilia, ma per l’intera moda italiana, capace di unire creatività e forza industriale. L’immagine che proponeva nelle sue campagne era quella di un prêt-à-porter sempre elegante, sofisticato e senza tempo.

Una galassia di linee e boutique nel mondo

Il marchio non si fermò alla prima linea, ma si espanse con una serie di collezioni pensate per segmenti diversi di pubblico. VillaSeta puntava a proposte preziose e raffinate per le grandi occasioni, Mabb parlava a una clientela giovane e dinamica, mentre La Cordée cercava un equilibrio tra classicità e sportività. Negli anni successivi si aggiunsero Blu Rebecca e Optimista, segno di una strategia volta a conquistare nuove fasce di mercato e a seguire i cambiamenti dello stile di vita femminile.

Storia Maska Vogue Italia

Parallelamente, Maska apriva boutique nelle principali città italiane – Milano, Firenze, Venezia, Verona, Bari – e in località internazionali come Hong Kong, Mosca, Tokyo e Manila. Presente per oltre quindici anni nel calendario ufficiale della Milano Fashion Week, il brand rafforzava la sua immagine con sfilate seguite e apprezzate, capaci di coniugare creatività e portabilità. Il timone era saldamente nelle mani di Renzo Crotti, ma nel 2000 l’azienda passò a Fin.part, gruppo che controllava anche Cerruti, Moncler e Frette.

L’oblio e la riscoperta nel vintage

Nonostante i successi, l’inizio degli anni Duemila segnò l’inizio di un declino dovuto a difficoltà finanziarie. Maska, che pure aveva fatto sfilare una giovanissima Mariacarla Boscono, perse progressivamente visibilità fino a scomparire dal panorama della moda italiana. Eppure, il suo lascito non andò perduto: le campagne pubblicitarie parlavano di classe ed esperienza, valori che ancora oggi emergono osservando i capi rimasti.

Storia Maska Vogue Italia

Oggi Maska è diventato un marchio da riscoprire attraverso il mercato vintage. Le sue giacche, tailleur e camicie sono piccoli tesori che raccontano la storia del prêt-à-porter italiano. Trovare un capo Maska significa riportare alla luce un pezzo di storia, con la raffinatezza di un design intramontabile e l’eco di grandi firme che lo hanno guidato. Nel tempo della moda veloce, Maska resta un simbolo di ciò che significa creare con cura, visione e autentica passione per lo stile.

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