Il fascino dell’Oriente torna protagonista nelle collezioni 2025 e 2026, con un mix di suggestioni che spaziano dai sandali artigianali ai parei colorati, fino alle tuniche fluide e ai tessuti preziosi. Dopo decenni di influenze reciproche, la moda riprende a guardare a Est per costruire un linguaggio cosmopolita, capace di unire eleganza e praticità. I designer reinterpretano antiche tradizioni con sensibilità contemporanea, trasformando l’abbigliamento in un ponte culturale che invita a viaggiare con lo sguardo e con lo stile.
Il legame storico tra Oriente e moda occidentale
Dalla fine dell’Ottocento, l’Oriente ha rappresentato per la moda europea una fonte inesauribile di ispirazione. I racconti di viaggio e le rotte commerciali introdussero sete, laccature e ventagli asiatici che nutrirono la fantasia di artisti e couturier. Paul Poiret rivoluzionò l’abbigliamento femminile proponendo tuniche e pantaloni morbidi di chiara influenza orientale, rompendo con la rigidità del corsetto. In quegli anni, la fascinazione per culture lontane divenne un modo per liberare il corpo e ridefinire l’eleganza.
Questa attrazione trovò eco anche nell’arte figurativa: il japonisme influenzò Monet, Renoir e De Nittis, portando il kimono e le scenografie orientali nell’immaginario occidentale. Col tempo, l’ispirazione non fu più solo un riferimento estetico, ma un dialogo culturale che accompagnò ogni decennio successivo. Yves Saint Laurent, con la collezione Les Chinoises del 1977, consacrò definitivamente questo legame, creando un immaginario che oscillava tra rispetto e appropriazione, aprendo un dibattito destinato a durare fino ai giorni nostri.
Dalle passerelle del Novecento alle visioni contemporanee
Negli anni ’80 e ’90, lo stile orientale entrò stabilmente nel vocabolario della moda globale. Rei Kawakubo e Yohji Yamamoto introdussero un’estetica minimalista e decostruita, mentre stilisti come John Galliano, Issey Miyake e Giorgio Armani sperimentarono con tessuti preziosi e tagli innovativi. Ogni collezione raccontava un Oriente reinterpretato, capace di ispirare nuove silhouette e codici estetici che si radicarono nel guardaroba internazionale.
Gli anni 2000 segnarono il trionfo dell’Asia-chic: stampe floreali, draghi e ideogrammi arricchirono abiti urbani, mentre Kenzo integrava elementi tradizionali giapponesi nel prêt-à-porter. L’Oriente smise di essere una semplice suggestione per diventare parte integrante delle tendenze. Questo processo di fusione culturale mostrò come la moda fosse un terreno fertile per sperimentare contaminazioni, trasformando simboli antichi in linguaggi contemporanei, capaci di parlare a pubblici sempre più globalizzati.
Le collezioni 2026 e il nuovo menswear cosmopolita
Nella primavera estate 2026, la moda maschile si colora di Oriente con proposte che fondono tradizione e modernità. Prada guarda all’India con i sandali Kolhapuri, esempio di artigianato millenario che diventa simbolo di un’eleganza autentica e radicata nella storia. Dries Van Noten rilancia invece il pareo, reinterpretandolo come capo maschile versatile, capace di trasformarsi in elemento chiave di stratificazioni ricercate e raffinate.
Altri brand esplorano suggestioni differenti: Zegna si ispira ai deserti arabi per creare palette sofisticate e calde, con capi fluidi e dettagli utility che richiamano la vita nomade. Etro porta in passerella ricami paisley e tessuti jacquard, esaltando il lusso artigianale con accessori cosmopoliti. Emporio Armani, infine, celebra il Marocco con tuniche e giacche leggere, confermando la sua storica capacità di tradurre influenze orientali in un’eleganza senza tempo, pensata per viaggiatori moderni.
Un’estetica globale che invita al viaggio
L’Oriente, oggi, non è più solo una suggestione esotica, ma parte integrante di un linguaggio stilistico condiviso. Le nuove collezioni celebrano questo incontro tra culture, offrendo al pubblico un guardaroba che invita a sperimentare, a mescolare tradizione e innovazione, a vestirsi come cittadini del mondo. Non si tratta di copiare, ma di reinterpretare con rispetto, creando un ponte che unisce identità diverse attraverso i tessuti e le forme.
Accessori, stampe e capi iconici diventano strumenti per raccontare viaggi reali o immaginati. La moda si fa diario visivo di esperienze, un invito ad abbandonare lo sguardo esclusivamente occidentale per accogliere nuove prospettive. Nel 2025 e 2026, l’Oriente si conferma dunque non solo un trend, ma un linguaggio estetico universale, capace di trasformare il quotidiano in una celebrazione del viaggio, dell’incontro e della libertà di espressione.