In Ballerina, spin-off della saga John Wick, Ana de Armas dà vita a una nuova icona dell’action contemporaneo: Eve, un personaggio forgiato dal dolore e addestrato come un’arma, ma che combatte con la grazia di una ballerina. Il film di Len Wiseman, uscito il 12 giugno, inserisce un tassello potente e drammatico nell’universo narrativo di Wick, situandosi tra il terzo e il quarto capitolo della saga. Eve non è un semplice strumento di vendetta: è un personaggio complesso che affronta il proprio passato attraverso coreografie di sangue e fuoco, trasformando l’azione in una forma d’arte.
Trama e atmosfera: una fiaba nera dentro l’universo Wick
Il viaggio di Eve Macarro inizia da una tragedia infantile: l’omicidio del padre, ex sicario legato al Continental. Cresciuta all’interno dell’accademia dei Ruska Roma — che fonde balletto e arti letali — Eve diventa un’assassina silenziosa e implacabile. Ma la vendetta non è mai cieca: mentre scopre i segreti legati al passato del padre, si confronta con criminali, vecchie conoscenze, e persino con John Wick stesso, che le concede un’ora per completare la sua missione.
Il film intreccia elementi classici del revenge movie con atmosfere da fiaba gotica. Le prime sequenze sono più intime che adrenaliniche, dando spazio alla psicologia della protagonista. Quando l’azione esplode, lo fa con la raffinatezza estetica tipica della saga: scontri in cucine, piste di ghiaccio trasformate in arene e teatri in rovina diventano luoghi di una coreografia letale, in cui ogni mossa è parte di un rituale visivo e narrativo.
Ana de Armas: disciplina, dolore e grazia
Ana de Armas è il cuore pulsante del film. La sua Eve è un personaggio fisicamente impegnativo e profondamente emotivo. Lontana da ogni cliché della “femme fatale”, la De Armas lavora con il corpo e con lo sguardo, usando il silenzio e la tensione come armi narrative. La sua preparazione è evidente: oltre il 60% delle scene d’azione sono state eseguite da lei, fondendo balletto e tecniche di combattimento in una sintesi originale e sorprendente.
Eve è fragile e feroce al tempo stesso. I suoi gesti sono misurati, le sue emozioni compresse, ma palpabili. L’incontro con John Wick non è romantico, ma segnato da una profonda empatia: due anime in guerra con sé stesse, legate dalla stessa solitudine esistenziale. Il dolore di Eve è costante, ma mai melodrammatico — è inciso nei suoi muscoli, nei suoi occhi, nella sua missione.
Costumi come linguaggio: bellezza e brutalità
Il lavoro della costumista Judianna Makovsky è centrale nella costruzione dell’identità di Eve. Ogni outfit racconta una sfumatura della sua psiche: dai tutù neri con inserti in metallo, ai vestiti da sera che nascondono tute da battaglia, fino agli abiti rinforzati per il combattimento sul ghiaccio. I costumi non sono solo decorazione, ma estensione della narrazione: strumenti di guerra in un mondo dove anche l’omicidio richiede eleganza.
Questo contrasto tra bellezza visiva e violenza fisica diventa uno dei tratti distintivi del film. Eve è una donna che ha imparato a sopravvivere anche grazie all’apparenza, trasformando la grazia in minaccia e la danza in vendetta. I suoi costumi riflettono una dualità potente: vittima e carnefice, artista e assassina, sogno e incubo.
Un’opera di transizione con anima propria
Ballerina non è solo un intermezzo tra due film della saga di John Wick. È un capitolo indipendente con una sua estetica, una sua poetica e una sua icona. Len Wiseman riesce a costruire un ponte tra la violenza rituale del Wick-verse e la fragilità drammatica di un personaggio femminile nuovo, non convenzionale.
Il film lascia lo spettatore con un senso di ammirazione e inquietudine: Eve ha compiuto la sua vendetta, ma il prezzo è la libertà vigilata di chi vive con una taglia sulla testa. Non è un’eroina classica, ma una figura mitologica moderna — e Ballerina, con il suo linguaggio visivo e la potenza fisica di Ana de Armas, ne scolpisce il ritratto con grazia letale.