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Dries Van Noten, il percorso creativo e la storia di un visionario della moda

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Dalla Royal Academy di Anversa alle passerelle di Parigi, Dries Van Noten ha costruito una carriera che unisce radici solide e sperimentazione coraggiosa. Il designer belga, tra i celebri “Sei di Anversa”, ha saputo trasformare il suo marchio in un laboratorio culturale capace di fondere sartorialità, arte e innovazione. Tra sfilate iconiche, collaborazioni inattese, mostre museali e un documentario a lui dedicato, la sua storia è quella di uno stilista che ha ridefinito i confini del lusso contemporaneo, senza mai rinunciare alla propria autenticità.

Le origini e la nascita del marchio

Nato nel 1958 in una famiglia di commercianti e sarti ad Anversa, Dries Van Noten è cresciuto in un ambiente in cui la moda era parte integrante della vita quotidiana. Fin da giovane, la sua inclinazione creativa lo porta a iscriversi alla Royal Academy of Fine Arts della sua città, dove affina il proprio linguaggio stilistico. Per sostenere gli studi, lavora come stilista freelance e buyer, entrando così in contatto diretto con le dinamiche del mercato. Questa esperienza si rivelerà preziosa nella costruzione della sua futura identità di brand.

Nella foto un ritratto di Dries Van Noten

Il suo percorso professionale prende una svolta decisiva nel 1986, quando insieme ad altri cinque designer partecipa alla storica sfilata londinese che consacra i “Sei di Anversa”. Nello stesso anno lancia le prime camicie maschili che ottengono immediato successo presso retailer internazionali come Barneys a New York. Apre un piccolo store nella sua città natale, presto sostituito dall’iconico Het Modepaleis. Nel 1991 debutta a Parigi con la collezione uomo, seguito nel 1993 dal prêt-à-porter femminile, caratterizzato da giacche ampie, stampe artistiche e dettagli artigianali ispirati a culture lontane.

Le sfilate e i fashion show

Le sfilate di Dries Van Noten sono celebri per la loro capacità di trasformarsi in esperienze multisensoriali. Ogni dettaglio, dagli inviti al set design, dal casting al soundtrack, è studiato con precisione per creare un universo narrativo unico. Lo stilista non mira a provocazioni eclatanti, ma a generare meraviglia attraverso la raffinatezza. Memorabile la celebrazione delle 50 sfilate nel 2004 a Parigi, con modelle che camminavano liberamente sui tavoli imbanditi durante una cena-performance, evento che ha consolidato il suo approccio teatrale ed elegante.

Nella foto la sfilata Spring Summer 2005 di Dries Van Noten

La coerenza e la cura dei dettagli hanno reso i fashion show di Van Noten una tappa imprescindibile per chiunque segua la moda contemporanea. Non a caso, nel 2017 ha raccolto in un volume monumentale, Dries Van Noten Book 1-100, l’intero percorso delle sue prime cento sfilate. Questa pubblicazione non è solo una cronaca estetica, ma una testimonianza di come la moda possa raccontare storie, generare emozioni e diventare patrimonio culturale. Ogni show rimane impresso come un tassello di un percorso che unisce arte e sartorialità.

Le ispirazioni e le contaminazioni culturali

Il linguaggio creativo di Van Noten si nutre di contaminazioni che spaziano tra pittura, cinema, fotografia, musica e letteratura. Le sue collezioni sono un dialogo costante con la cultura, capaci di fondere mondi diversi in un equilibrio sempre originale. Emblematica la Fall/Winter 2016 dedicata al rapporto tra Marchesa Casati e Gabriele D’Annunzio, o la Spring/Summer 2000 che rilegge il film A Clockwork Orange di Stanley Kubrick. Ogni collezione diventa così una narrazione colta, accessibile ma mai banale, radicata in riferimenti universali.

Nella foto il finale di sfilata di Dries Van Noten la collezione uomo Spring Summer 2000

Il melting pot culturale è reso tangibile anche dalle numerose collaborazioni con artisti e designer. Tra le più celebri, quella con Christian Lacroix per la collezione Fall/Winter 2020, che ha infranto le barriere tra prêt-à-porter e haute couture. O ancora i lavori con Vernon Panthon e Anna Teresa De Keersmaeker, che hanno arricchito le sue passerelle di performance e stampe iconiche. Van Noten non si limita a creare abiti, ma li trasforma in veicoli di idee, dove la moda diventa un territorio di incontro tra discipline diverse e sensibilità contemporanee.

Le mostre e il documentario

Nel 2014 il Musée des Arts Décoratifs di Parigi gli dedica Inspirations, la prima grande mostra che esplora il suo universo creativo. Abiti, disegni e riferimenti visivi vengono affiancati a opere d’arte e oggetti di design, in un dialogo che rivela la profondità delle sue fonti di ispirazione. L’esposizione mette in luce il suo metodo di lavoro, fondato sull’accostamento inaspettato di elementi, e si accompagna a un catalogo che raccoglie immagini e riflessioni sul suo percorso. Un riconoscimento che conferma il suo ruolo centrale nella moda come fenomeno culturale.

Nella foto Dries Van Noten la mostra al Musée des Arts Décoratifs di Parigi "Inspirations"

A completare questo ritratto arriva nel 2017 il documentario Dries, diretto da Reiner Holzemer e distribuito da Dogwoof Pictures. Il film ripercorre venticinque anni di carriera, alternando le immagini delle sfilate a scorci della sua vita privata: la villa ad Anversa, l’atelier e il giardino che ama coltivare. La presenza di figure come Iris Apfel e Suzy Menkes arricchisce il racconto, restituendo l’immagine di uno stilista autentico, profondamente legato alle proprie radici ma capace di parlare a un pubblico globale. Un’opera che svela l’uomo dietro al mito.

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