Per la Primavera Estate 2026, Emporio Armani firma un viaggio immaginario nei deserti lontani, tra richiami etnici, riferimenti cinematografici e rigore sartoriale. La collezione riflette un’identità maschile (e femminile) che si apre alla contaminazione culturale senza mai perdere l’essenza di uno stile essenziale, fluido e portabile. Un sogno lucido, in equilibrio tra memoria e futuro, dove l’eleganza incontra la libertà.
Un deserto immaginario per ritrovare l’identità
La collezione si apre su un paesaggio mentale: un deserto che non è geografico, ma interiore. Giorgio Armani parla di “introspezione identitaria”, un concetto che guida l’intera narrazione della sfilata. A oltre quarant’anni dall’esordio del marchio, lo stilista sceglie di non guardare solo avanti, ma anche dentro: una riflessione profonda sull’origine del gusto, dei ricordi, delle forme che hanno segnato la sua estetica. La passerella diventa così uno spazio di meditazione visiva, dove i capi sono frammenti di memoria reinterpretata.
Il viaggio immaginario prende spunto da terre lontane, in particolare dall’Africa evocata nella palette cromatica e nei tessuti. Il riferimento al film Il tè nel deserto, per cui Armani disegnò i costumi nel 1990, ritorna nella sabbia calda, nel rosso polveroso, nei lampi di viola e nei pattern che ricordano tende berbere. La moda non copia, ma rielabora. Ogni capo racconta un luogo che non esiste, ma che parla all’immaginario collettivo. È un esotismo filtrato dal rigore: nessun eccesso, solo suggestione.
Tra leggerezza sartoriale e sensualità fluida
Uno degli elementi più affascinanti della collezione è l’equilibrio tra struttura e leggerezza. Le giacche, spesso portate a pelle, abbandonano la rigidità a favore di una morbidezza tattile che accarezza la figura. I pantaloni si allungano e si allargano, mentre le tuniche evocano l’idea di una mascolinità fluida, non più costretta da ruoli o silhouette predefinite. L’abbigliamento diventa un gesto di libertà, una dichiarazione silenziosa ma potente.
I materiali scelti – crêpe ruvidi, lini fluenti, tessuti garzati – creano superfici che sembrano vivere, respirare. La cromia è un omaggio alla terra: sabbia, ruggine, steppa, ma anche tocchi imprevisti di rosso e viola profondo. Questi accenti cromatici spezzano la linearità e aggiungono vibrazioni emotive all’insieme. Ogni look è un piccolo poema visivo, in cui la coerenza non soffoca mai la creatività.
Accessori rituali e spirito gorpcore
In questa esplorazione stilistica, gli accessori diventano centrali. Non sono semplici decorazioni, ma simboli. Le pantofole intrecciate, i cappelli in paglia larga, le collane totemiche parlano di un bisogno arcaico di ornarsi, di segnare il corpo con simboli di appartenenza e protezione. È una moda che va oltre il gusto personale, e affonda le radici nella memoria antropologica del vestirsi come atto sociale e spirituale.
Prima della sfilata, il segmento EA7 propone un prologo dinamico: corpi in movimento nel vento, tra tute leggere e sportività disinvolta. È qui che entra in gioco lo spirito gorpcore – stile ispirato all’outdoor e all’abbigliamento tecnico – che Armani reinterpreta con eleganza urbana. L’unione tra performance e raffinatezza estetica mostra come l’abbigliamento possa essere insieme funzionale e poetico, rispondendo alle esigenze del presente senza rinunciare al sogno.
Look tra classicismo moderno e contaminazione globale
I look in passerella raccontano una nuova eleganza metropolitana che accoglie la contaminazione. Giacche destrutturate si mescolano a lunghe camicie smock, i completi si portano con sandali, e le borse a tracolla spezzano la formalità con disinvoltura. Uomini e donne sfilano insieme, segnando l’abbattimento di barriere stilistiche e generazionali. Il guardaroba si fa universale, nomade, pronto ad attraversare spazi reali e simbolici.
Le immagini della sfilata – tra occhiali da sole, collane, borse, capi fluidi e silhouette allungate – testimoniano l’ibridazione di codici: il classico si fonde con l’etnico, il casual con il cerimoniale. Armani dimostra ancora una volta la sua capacità di evolversi, reinterpretando le tendenze globali senza mai perdere la sua firma inconfondibile. Una lezione di stile che passa per il rispetto della forma e il coraggio della visione.
Emporio Armani Primavera Estate 2026 è un invito al viaggio: non solo geografico, ma spirituale. In un’epoca in cui la moda spesso rincorre l’effimero, questa collezione propone una bellezza silenziosa, fatta di coerenza, visione e ascolto del passato. È il deserto come luogo simbolico, dove tutto si spoglia e si ridisegna, e dove l’eleganza ritrova la sua essenza più pura.