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Francesco Risso lascia Marni con un addio inaspettato che chiude un decennio visionario

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Dopo quasi dieci anni alla guida creativa di Marni, Francesco Risso ha annunciato la sua uscita dalla maison, lasciando dietro di sé un capitolo audace e profondamente personale. Chiamato a succedere a Consuelo Castiglioni nel 2016, lo stilista genovese ha traghettato la casa di moda italiana attraverso una fase di trasformazione e sperimentazione radicale, portando nuova energia e una visione teatrale che ha ridefinito i codici del brand. Il suo addio, avvenuto con parole piene di gratitudine e poesia, segna la fine di un’epoca e apre interrogativi su chi sarà il prossimo custode dell’anima Marni.

Un inizio difficile ma pieno di coraggio

Quando Francesco Risso prese le redini di Marni nel 2016, l’atmosfera era tutt’altro che rilassata. L’addio di Consuelo Castiglioni, fondatrice e anima storica del marchio, aveva lasciato un vuoto colmo di aspettative. Risso, forte di una formazione internazionale tra Polimoda, FIT e Central Saint Martins, ma ancora poco noto al grande pubblico, entrò in punta di piedi in una casa dalla forte identità. Le prime collezioni non convinsero tutti: molti rimpiangevano la raffinatezza concettuale di Castiglioni, e i critici osservavano con diffidenza l’irriverenza pop dei nuovi codici.

Eppure, proprio attraverso quel disorientamento iniziale, Risso cominciò a costruire il suo linguaggio. Collezione dopo collezione, ha usato l’estetica come campo di esplorazione emotiva, mescolando romanticismo distorto, upcycling, performatività e spontaneità. Ha resistito alla tentazione di accontentare, preferendo invece aprire nuovi spazi creativi e inclusivi. Il risultato è stato un Marni trasformato: più libero, più contemporaneo, capace di parlare non solo alla moda ma anche alla comunità.

Una visione artistica fuori dagli schemi

Sotto la guida di Risso, Marni è diventata una piattaforma d’avanguardia, non solo un marchio di moda. Le sfilate si sono trasformate in happening collettivi, dove la moda si fondeva con il teatro, la danza e l’interazione umana. L’approccio del designer era quello di un artista che usa il vestito come gesto emotivo e il corpo come mezzo espressivo. Marni ha abbracciato la sostenibilità senza mai cadere nel didascalico, prediligendo il recupero dei materiali come gesto poetico prima ancora che politico.

Un esempio emblematico di questa visione è la collezione presentata a New York nel 2022, dove i modelli sfilavano tra il pubblico in uno spazio immersivo e multisensoriale. Le collaborazioni con artigiani e comunità locali, così come le collezioni genderless e volutamente imperfette, hanno contribuito a creare una grammatica nuova: il lusso come libertà di essere. Non si trattava solo di abiti, ma di esperienze, di emozioni, di relazioni.

Un addio sentito, tra gratitudine e nuove avventure

Nel suo messaggio di commiato, Risso ha usato parole cariche di umanità e riconoscenza. Ha ringraziato Renzo Rosso, fondatore di OTB, per aver creduto in lui, e ha descritto Marni come “uno studio, un palcoscenico, un sogno”. Un luogo, insomma, dove si poteva costruire con sentimento e immaginare senza limiti. “Mi ha insegnato come fare le cose con il cuore”, ha scritto, sottolineando quanto la collaborazione e l’istinto siano stati per lui centrali nel processo creativo.

La sua uscita lascia aperta una domanda importante: chi prenderà il suo posto? Marni oggi è una delle realtà più vive e libere del panorama italiano, con un’identità forte ma in continuo mutamento. La scelta del prossimo direttore creativo sarà determinante per capire se si proseguirà sulla scia del coraggio visionario di Risso, o se si tornerà a linguaggi più consolidati. In ogni caso, il solco lasciato è profondo, e il suo Marni rimarrà un punto di riferimento.

Il futuro di Marni dopo Risso

Con l’addio di Francesco Risso si apre un nuovo capitolo per Marni, e con esso anche molte aspettative. Il brand, che negli ultimi anni ha vissuto un’intensa rinascita identitaria e creativa, dovrà ora confrontarsi con la sfida di non perdere lo slancio visionario acquisito. La maison ha saputo farsi interprete di un’epoca sensibile e sfaccettata, capace di accogliere la diversità, l’imperfezione e il gioco.

Renzo Rosso ha definito Risso “un artista autentico”, confermando che la scelta per il futuro non sarà semplice. Ci si aspetta un’eredità raccolta con rispetto, ma anche con l’audacia necessaria per continuare a sorprendere. Chiunque sarà il prossimo direttore creativo, dovrà confrontarsi con un pubblico abituato a essere spiazzato, emozionato, coinvolto. Marni non è più solo moda: è un linguaggio che va oltre le collezioni. E da oggi, anche un vuoto creativo da colmare con coraggio.

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