Negli ultimi anni, alcune tra le figure più iconiche della moda internazionale hanno deciso di abbandonare le passerelle per intraprendere strade inedite. Non si tratta solo di ritiri professionali, ma spesso di autentiche metamorfosi creative. Dries Van Noten, Hedi Slimane, Maria Grazia Chiuri, Tom Ford, Martin Margiela e Valentino Garavani – ciascuno a modo suo – hanno voltato pagina, inseguendo nuovi sogni in settori diversi, dall’arte al teatro, dal cinema all’editoria. Dietro ogni addio, si cela un desiderio profondo di cambiamento e una riflessione sul presente dell’industria.
Dries Van Noten: dal prêt-à-porter al mecenatismo culturale
L’addio di Dries Van Noten al proprio marchio nel 2023 non è stato un abbandono improvviso ma una decisione ponderata. Dopo quasi quattro decenni alla guida creativa del brand, il designer belga ha riconosciuto i limiti di un sistema che impone ritmi forsennati e aspettative crescenti. “Volevo ritirarmi nel momento giusto”, ha spiegato a Vogue Italia, scegliendo di congedarsi quando la sua visione era ancora lucida e rispettata. Il suo recente acquisto di Palazzo Pisani Moretta a Venezia rivela il nuovo corso: un progetto culturale volto a trasformare la dimora storica in un polo per l’artigianato, l’arte contemporanea e lo scambio culturale.
Insieme al compagno Patrick Vangheluwe, Van Noten desidera creare un luogo vivo, animato da mostre, residenze artistiche e incontri pubblici. È un’evoluzione coerente con la sua estetica raffinata e con il legame sempre coltivato tra moda e arte. Più che un ritiro, si tratta di una trasformazione: dal couturier al mecenate, mantenendo intatto lo spirito della creazione. In fondo, per un artista come lui, cambiare supporto non significa rinunciare al linguaggio.
Hedi Slimane: l’editoria come prosecuzione della moda
Dopo la fine del suo mandato da direttore creativo di Celine, Hedi Slimane ha smentito ogni voce che lo voleva in arrivo a Gucci. Invece di restare nel sistema moda, ha scelto di fondare Bright Young Things, una casa editrice indipendente dedicata a volumi fotografici e fashion da collezione. Questo passaggio riflette la doppia anima che ha sempre caratterizzato il creativo francese: da una parte lo stilista rivoluzionario, dall’altra il fotografo raffinato e concettuale. Il nome della sua nuova impresa cita un gruppo di giovani aristocratici inglesi degli anni ’20, noti per l’eccentricità, già omaggiati da Slimane in una collezione Celine.
Il suo addio temporaneo alla moda si accompagna a una ricerca più profonda sulla forma editoriale, sul concetto stesso di estetica stampata. In un’epoca dominata dall’effimero e dal digitale, Slimane sembra puntare su un lusso più rarefatto: il libro d’arte. Con Bright Young Things prende vita un’estensione coerente del suo universo visivo, che unisce moda, memoria e narrazione. Lontano dalle sfilate, ma sempre nel cuore della cultura visiva.
Maria Grazia Chiuri: tra moda e teatro, la nuova scena della creatività
Con l’addio a Dior, annunciato attraverso un’ultima sfilata-spettacolo nei giardini di Villa Albani Torlonia a Roma, Maria Grazia Chiuri ha mostrato al mondo un progetto parallelo coltivato in silenzio: il restauro del Teatro Cometa, un gioiello culturale nel cuore della capitale. Il suo coinvolgimento va oltre il recupero architettonico: l’evento inaugurale del teatro è stato un tableau vivant ispirato al “Bal Blanc” surrealista degli anni ’30, con costumi curati da Maria Luisa Frisa e scenografie di Pietro Ruffo, a sancire una fusione profonda tra moda, performance e arte.
Chiuri non ha mai nascosto il suo desiderio di usare la moda come mezzo di racconto e attivismo. Ora, con questo progetto teatrale, la sua narrazione si amplia in nuovi linguaggi. L’approdo al teatro – sebbene non dichiarato formalmente – rappresenta una prosecuzione naturale di una carriera segnata dall’impegno culturale e dall’attenzione alle donne, alla storia e alla memoria. Se il suo futuro sarà sul palcoscenico anziché sulla passerella, sarà una transizione perfettamente logica.
Tom Ford, Margiela, Valentino: nuove vite oltre il glamour
Tom Ford ha lasciato il mondo della moda nel 2023, dopo aver venduto il suo marchio a Estée Lauder. La sua dichiarazione, riportata dal Financial Times, era secca: “non è più interessato alla moda”. Dopo le regie di A Single Man e Nocturnal Animals, molti si aspettavano un ritorno a tempo pieno al cinema. Sebbene ciò non sia ancora avvenuto, il fascino della settima arte resta una possibilità aperta per il designer texano.
Martin Margiela, invece, è già rinato come artista visivo: dopo un decennio di silenzio, ha debuttato nel mondo dell’arte contemporanea nel 2021, presentando opere tra pittura, installazione e scultura. Il suo ritiro nel 2009 fu silenzioso quanto la sua carriera: nessuna passerella finale, nessuna intervista. Solo nel 2018 spiegò le ragioni della sua scelta: la pressione del sistema, l’eccesso informativo dei social, la perdita del mistero. All’opposto, Valentino Garavani ha scelto un ritorno pubblico attraverso PM23, nuovo centro culturale a Roma. Inaugurato con una mostra sul “rosso Valentino”, è il simbolo di un’eredità che si rinnova, aprendosi al dialogo tra moda e arti visive.
Lasciare la moda non significa rinunciare alla creatività. I percorsi di Van Noten, Slimane, Chiuri, Ford, Margiela e Garavani dimostrano che l’energia visionaria di un designer può trovare altri spazi, altri linguaggi. In un’industria sempre più veloce e omologata, il gesto di sottrarsi diventa quasi rivoluzionario. È un atto di resistenza, ma anche un’esplorazione di nuove possibilità. Come scriveva Thomas Mann in Morte a Venezia, “un’evoluzione è un destino”. E questi creativi, forse, lo hanno semplicemente abbracciato prima degli altri.