Anche senza trailer o clip ufficiali, “Il Diavolo Veste Prada 2” – in uscita il 29 aprile 2026 – è già diventato un evento pop. Grazie agli scatti rubati dal set, con Anne Hathaway e Meryl Streep protagoniste in look virali, il film vive già nell’immaginario collettivo. Manhattan si trasforma nel backstage a cielo aperto di un sequel che mescola moda, nostalgia e social media, lasciando un interrogativo: ci resta ancora qualcosa da scoprire sul grande schermo?
Un film che esiste già, ma fuori dallo schermo
La sensazione è inequivocabile: “Il Diavolo Veste Prada 2” è iniziato prima ancora di essere proiettato. Ogni giorno, nuove foto dai set invadono i social, mentre Meryl Streep e Anne Hathaway trasformano le strade di Manhattan in passerelle cinematografiche. Non c’è bisogno di trailer: ogni outfit avvistato diventa un teaser visivo, un’anticipazione involontaria. L’effetto è paradossale: il film che tutti aspettano è già stato “visto”, frammento dopo frammento, nei look street-style e nelle ambientazioni iconiche.
Questo fenomeno alimenta un nuovo tipo di fruizione: istantanea, frammentaria, ipercondivisa. Il sequel sembra aver già svelato il meglio di sé con cappotti over, stivali in pelle e occhiali da diva che dominano i feed. L’illusione della sorpresa si sgretola in un flusso costante di contenuti visivi, resi virali da paparazzi e fan. Eppure, la sovraesposizione non spegne l’attesa: semmai, la rende più famelica e insaziabile.
Moda come linguaggio (e spoiler) principale
La moda, già cuore pulsante del primo film, qui diventa protagonista assoluta e motore narrativo. Ogni abito indossato da Hathaway o Streep parla da sé, suggerisce svolte di trama, caratteri evoluti, dinamiche in mutazione. Andy Sachs indossa completi sartoriali oversize con un’eleganza affilata, mentre Miranda Priestly domina ancora la scena con trench doppiopetto e pump firmate Jacquemus. L’abito anticipa il personaggio, il guardaroba diventa spoiler.
Persino gli accessori diventano elementi narrativi. Le borse Fendi, i blazer in nappa marrone, le kitten heels Prada o la borsa griffata Valentino Garavani firmata Alessandro Michele sono dettagli che raccontano una storia già leggibile, già assimilata. In questo modo, il fashion system si fa filmico, al punto da farci dubitare: ci serve davvero vedere il film, o bastano gli outfit per sentirci parte della storia?
Un nuovo marketing fatto di scroll e aspettative
In passato, l’attesa per un film era costruita con campagne stampa, interviste esclusive, trailer rivelatori. Oggi, tutto questo è quasi superfluo: basta uno scatto rubato per accendere l’hype. Il marketing di “Il Diavolo Veste Prada 2” è stato fatto (involontariamente o meno) da paparazzi e fan con smartphone, con i look condivisi che rimbalzano da un account Instagram all’altro. È la strategia della sovraesposizione: un teaser quotidiano in formato social.
Questa modalità narrativa riflette anche il nostro cambiamento come spettatori. Non aspettiamo più: vogliamo tutto, subito, possibilmente in tempo reale. La sorpresa viene sacrificata per il gusto della partecipazione anticipata. Ma se da un lato questo nuovo storytelling visivo alimenta l’entusiasmo, dall’altro pone un problema: cosa resterà da dire una volta in sala? Forse solo la voce di Miranda Priestly potrà salvarci dalla sensazione del déjà vu.
Il vero contenuto: le parole che tagliano
Alla fine, però, un film non è fatto solo di look. E ciò che ancora non è stato spoilerato – e che forse non potrà mai esserlo – è la scrittura. Le battute affilate, i silenzi gelidi, gli sguardi di disprezzo: sono questi gli elementi che hanno reso indimenticabile il primo capitolo. Meryl Streep, con il suo iconico “That’s all”, ha scolpito nella memoria collettiva un personaggio che va oltre il guardaroba. Ed è lì che risiede la vera attesa: nella promessa di nuovi dialoghi memorabili.
Sì, i cappotti li abbiamo già visti, le clutch firmate anche. Ma non abbiamo ancora sentito l’intonazione con cui Miranda metterà a tacere Andy. Né conosciamo le dinamiche interne, le crisi personali, le vendette silenziose. Finché non ascolteremo quelle parole – taglienti, ironiche, brutali – “Il Diavolo Veste Prada 2” resterà, per quanto incredibilmente stiloso, un film ancora incompleto. E questo, fortunatamente, ci salva dallo spoiler totale.