Alla Paris Fashion Week, l’esordio di Julian Klausner alla direzione creativa di Dries Van Noten Uomo segna un passaggio di testimone riuscito. La sua collezione primavera estate 2026 non forza l’icona belga, ma la rilegge con rispetto, misura e sofisticazione, con un tocco personale tra colore, decostruzione e visione fluida del maschile.
Una continuità sottile ma consapevole
Il debutto di Julian Klausner alla guida di Dries Van Noten Uomo non cerca l’effetto teatrale, ma colpisce per la sua sicurezza silenziosa. Lo stilista rispetta i codici del fondatore — la sovrapposizione di texture, l’eleganza intellettuale, l’amore per la decorazione — senza replicarli in modo sterile. Il risultato è una collezione dal linguaggio raffinato, fatta di contrasti ricercati: gessati che si deformano su stampe geometriche, camicie in seta sovrapposte a felpe in cotone, bagliori di paillettes che sembrano sussurrare più che brillare.
La forza della proposta risiede proprio in questa misura: Klausner tesse relazioni visive che non impongono, ma suggeriscono. L’uso del colore è magistrale, con clash cromatici che non destabilizzano ma donano ritmo. I materiali sono nobili ma trattati con disinvoltura, come a dire che il lusso può essere anche quotidiano, vicino, vissuto. In passerella, ogni capo pare raccontare una continuità fatta di rispetto e sottile riscrittura.
Il gesto sartoriale che diventa racconto
Sartoria e casualwear si fondono nella collezione come due facce della stessa medaglia. Le silhouette sono fluide ma mai cedevoli: l’equilibrio tra rigore e movimento è calibrato al millimetro. I volumi si allungano, ma senza esagerazioni, mentre la costruzione resta centrale, quasi architettonica. Giacche destrutturate convivono con pantaloni a vita alta, camicie ampie con trench dal taglio netto. Ogni look sembra suggerire un’identità senza etichette, dove l’uomo veste per esprimersi e non per definire un ruolo.
Eppure, sotto questa grazia trattenuta, si avverte una tensione costante. Il gesto sartoriale non è mai neutro, ma carico di senso: il drappeggio racconta una vulnerabilità consapevole, il ricamo una forza delicata. Klausner sa usare la moda come linguaggio complesso, fatto di pause e accelerazioni. In questa narrazione, l’abbigliamento maschile si apre a un respiro nuovo: più introspettivo, più sfumato, ma profondamente attuale.
Maschile e femminile: un dialogo senza confini
Uno degli aspetti più interessanti del lavoro di Klausner è la naturalezza con cui sfuma i confini di genere. Nella collezione primavera estate 2026, il dialogo tra maschile e femminile non è mai dichiarato, ma profondamente sentito. Camicie leggere, ricami e superfici luminose convivono con volumi strutturati e linee asciutte. Non si tratta di genderless forzato, ma di una fluidità autentica che parte dalla costruzione e arriva all’emozione. L’equilibrio tra delicatezza e forza diventa una nuova chiave espressiva.
Il designer stesso ha dichiarato che il rapporto tra i due guardaroba è “orizzontale, fertile”. E lo si percepisce in ogni dettaglio, dalle trasparenze dosate con cura alle proporzioni pensate per esaltare la libertà del corpo. È una moda che non pretende di insegnare, ma di accompagnare. E in questo approccio risiede forse il messaggio più potente: non serve urlare per affermarsi, basta saper ascoltare.
Una sfilata che scrive il futuro con discrezione
L’intera sfilata si svolge in un clima di raccolta eleganza. Nessun colpo di scena, nessuna posa da rivoluzione, ma una successione di quadri visivi coerenti, pensati come un lungo dialogo con l’eredità Van Noten. La passerella racconta un lusso che non è ostentazione, ma conoscenza: sapere quali codici toccare, quando allentarli, quando intensificarli. In questo, la mano di Klausner è evidente e sicura, come quella di un direttore d’orchestra che conosce le partiture e sa quando improvvisare.
Il pubblico, silenzioso ma concentrato, ha colto la profondità del gesto. Non c’è bisogno di effetti speciali quando la visione è chiara. “Mission accomplished”, hanno detto molti tra gli addetti ai lavori. Non perché Klausner abbia chiuso un cerchio, ma perché ne ha aperto uno nuovo. E lo ha fatto con eleganza, intelligenza e rispetto. Esattamente ciò che il marchio Dries Van Noten rappresenta.