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La creatività itinerante di Homme Plissé Issey Miyake debutta a Pitti 108

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Nel giardino incantato della Villa Medicea della Petraia, il brand giapponese dà il via al progetto Open Studio, celebrando l’unione tra tradizione e ricerca con la collezione uomo Primavera/Estate 2025. Una sfilata immersiva, tra acqua, luce e pieghe in movimento, che reinventa il modo di intendere la moda maschile e il concetto stesso di performance. Un nuovo capitolo che rende visibile il processo creativo e lo trasforma in esperienza collettiva.

Un debutto fiorentino per una nuova idea di studio itinerante

Per l’edizione 108 di Pitti Uomo, Homme Plissé Issey Miyake apre una nuova fase della propria ricerca, fondendo moda e installazione, presentazione e partecipazione. In qualità di Guest of Honor, la maison giapponese ha scelto la Villa Medicea della Petraia come scenografia viva di una sfilata che è anche spettacolo, installazione e rito collettivo. Lo spettatore non è più solo osservatore, ma diventa parte di un’esperienza che lo coinvolge fisicamente, visivamente ed emotivamente.

L’evento segna l’inizio del progetto Open Studio, un laboratorio creativo che abbandona le pareti chiuse degli atelier per incontrare luoghi reali, naturali o architettonici, in un continuo dialogo tra spazio, tempo e forma. A Firenze, il percorso si snoda attraverso giardini, fontane e geometrie rinascimentali, dove il gesto stilistico si intreccia con quello coreografico. Ogni elemento – dall’acqua nebulizzata ai riflessi sulle superfici – partecipa alla narrazione, annullando la distanza tra moda e arte.

Tra Italia e Giappone: un dialogo creativo fatto di pieghe e colore

La collezione uomo Primavera/Estate 2025 nasce da un viaggio tra le città e i paesaggi italiani. Non si tratta di una celebrazione stereotipata del Belpaese, ma di un ascolto attento e sensibile dei suoi dettagli più autentici: i colori delle terre toscane, l’azzurro intenso del cielo ligure, le geometrie architettoniche delle città d’arte. Tutto questo si traduce in tessuti leggeri, tonalità calde e silhouette che ricordano le atmosfere estive, con un equilibrio raffinato tra rigore e spontaneità.

Il savoir-faire giapponese incontra così la spontaneità italiana, creando capi che uniscono tradizione e modernità. Le plissettature, cifra stilistica distintiva di Homme Plissé, non sono solo decoro ma struttura in movimento, che accompagna il corpo senza limitarlo. Il design risponde a esigenze reali, con funzionalità che non rinuncia alla poesia. L’abito diventa paesaggio da indossare, esperienza da vivere, oggetto che custodisce ricordi e visioni.

L’eredità del plissé tra innovazione e libertà di movimento

Alla base del progetto c’è una filosofia del gesto: ogni piega, ogni taglio, ogni cucitura nasce per facilitare il movimento, accompagnare il respiro, armonizzarsi con la quotidianità. L’invenzione tecnica del plissé permanente, sviluppata negli anni ’80 sotto la direzione di Issey Miyake, continua a essere il cuore pulsante del brand. Non più solo estetica, ma risposta concreta al bisogno di abiti che sappiano essere leggeri, lavabili, trasformabili e pronti all’uso.

Durante la sfilata a Firenze, questo principio prende forma in una messa in scena fluida e sensoriale. I modelli attraversano nebbie d’acqua, luci morbide, spazi vivi. I capi – gilet doppiati, tuniche fluttuanti, pantaloni con pannelli mobili – si muovono con il vento, si trasformano in tempo reale. La sartoria non è mai statica: si piega, si adatta, si riapre. E propone un’idea di eleganza dinamica e libera, capace di parlare al presente senza perdere profondità.

“Amid Impasto of Horizons”: la mostra che rivela l’invisibile

Parallelamente alla sfilata, Homme Plissé ha presentato Amid Impasto of Horizons, un progetto espositivo che approfondisce le ispirazioni della collezione. La mostra – tra immagini, schizzi preparatori, prove tessili e installazioni sonore – è un viaggio dentro il processo creativo, in cui ogni dettaglio racconta il dialogo tra artigianato giapponese, osservazione del paesaggio italiano e studio della forma. Un manifesto poetico che rivendica il valore del tempo nella creazione.

Il titolo stesso suggerisce un intreccio di orizzonti e punti di vista: ciò che si vede e ciò che si intuisce, ciò che resta in superficie e ciò che affiora con lentezza. Il visitatore è invitato a rallentare, ad ascoltare le trame dei tessuti, a cogliere i gesti dietro la forma. Open Studio non è solo una collezione, ma un approccio: l’idea che la moda possa essere racconto, sperimentazione e incontro. E che dietro ogni piega si nasconda un pensiero in movimento.

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