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Limbo Festival 2025: Luca Bacchetti racconta la nuova edizione tra musica, spiritualità e natura

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Il co-fondatore e direttore artistico del transformational boutique festival svela i dettagli dell’edizione 2025: dal programma musicale ai rituali di benessere, dalle food experience curate da Cristiano Tomei a una filosofia che invita a rallentare e ritrovare sé stessi.

 

Un’esperienza immersiva tra musica e benessere

Dal 10 al 13 luglio 2025, la tenuta “Il Ciocco” di Barga (LU), immersa nella natura della Garfagnana toscana, ospiterà la nuova edizione del Limbo Festival. Nato come transformational boutique festival, l’evento unisce musica elettronica, spiritualità, benessere e cultura, creando un ecosistema esperienziale pensato per stimolare corpo e mente. Le giornate inizieranno con attività come forest bathing, sound healing, trekking e pratiche di mindfulness, mentre i pomeriggi saranno animati da talk e workshop tematici. Ogni dettaglio è pensato per guidare i partecipanti verso un ascolto più profondo di sé stessi.

La musica dal vivo prenderà il testimone al calar del sole. Artisti come Acid Pauli, Osunlade, Habibi Funk, Andy Smith, DRĖĖĖMY ed Emma Morton daranno vita a un viaggio sonoro che spazia dall’house alla world music. Uno dei momenti clou sarà il talk curato da AlphaTheta, ispirato al documentario We Become One, che esplorerà le connessioni tra neuroscienze, ritmo e dimensione umana. Limbo non propone solo suoni, ma stati dell’essere.

Dal soggiorno alla line-up: un nuovo linguaggio dell’autenticità

Secondo Luca Bacchetti, il festival non è solo un evento ma un’esperienza da abitare. Ogni ospite può scegliere il proprio livello di immersione: hotel a 4 stelle, hotel diffusi, chalet in legno o il glamping – il cuore pulsante del Limbo. «Dormire nella natura, risvegliarsi con la mindfulness, lasciarsi attraversare dalla musica: non si tratta solo di dormire, ma di abitare un’esperienza», afferma. È in questo contesto, sospeso tra comodità e contemplazione, che avviene la trasformazione personale.

Anche la programmazione musicale rispecchia questa filosofia. «Viviamo un’epoca in cui l’apparenza supera la sostanza», osserva Bacchetti. Per questo, Limbo sceglie artisti con visione, radici e urgenza espressiva. Acid Pauli è descritto come uno sciamano sonoro, mentre Osunlade incarna l’essenza della afro-house. La line-up non è una vetrina, ma un atto curatoriale: ogni artista viene scelto non per il nome, ma per il potenziale trasformativo che porta con sé.

Il cibo come atto culturale e rito collettivo

Il tema gastronomico si conferma uno dei pilastri della nuova edizione. In collaborazione con Wild Cook Lab, lo chef stellato Cristiano Tomei è stato scelto come culinary artistic director, trasformando la food experience in un elemento rituale dell’intero festival. «Il cibo è linguaggio, cura, memoria collettiva», dice Bacchetti. Non si tratta solo di nutrire il corpo, ma anche l’anima. Le esperienze culinarie proposte riflettono una responsabilità etica e sensoriale che amplifica il senso di presenza.

Tomei è definito un alchimista capace di trasformare ogni ingrediente in racconto. Mangiare, in questo contesto, diventa parte della narrazione spirituale del festival: un gesto di gratitudine e consapevolezza. Il cibo non è più separato dall’esperienza artistica, ma diventa essa stessa arte. Limbo, ancora una volta, supera i confini dell’intrattenimento per abbracciare un’estetica integrata dove tutto – dal suono al gusto – contribuisce alla trasformazione individuale.

Un seme da piantare: la visione che guida Limbo

Alla base del progetto Limbo c’è un’idea di bellezza come atto di fede. «Limbo è un atto di fiducia nella possibilità dell’essere umano di elevarsi», afferma Bacchetti. «La perfezione non esiste, ma questo non giustifica l’apatia». Il festival è un fragile ma potente equilibrio tra caos e armonia, dove ogni dettaglio – dalle scelte artistiche agli spazi di silenzio – è pensato per specchiare la complessità della vita. In un mondo dominato dalla performance, Limbo invita a esistere, a sentire, senza filtri.

Bacchetti spera che anche solo una persona lasci il festival con un seme nel cuore. «Quel seme crescerà altrove, magari in forme che non potremo nemmeno immaginare». È questa la vera misura del successo. E se chi partecipa dovesse dimenticare il proprio telefono per un po’? Sarebbe il segno che Limbo ha colto nel segno: offrire una tregua dalla vita iperconnessa e restituire il contatto con il presente. Non un evento, ma una memoria viva.

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