Durante la Haute Couture Week di Parigi, Glenn Martens ha presentato la sua prima collezione Artisanal per Maison Margiela, fondendo ispirazioni gotiche con arte fiamminga e codici storici della Maison. La sfilata, ambientata nel suggestivo Le Centquatre, ha mostrato silhouette scultoree, materiali innovativi e un dialogo poetico tra passato e presente. Ogni capo diventa una narrazione visiva, dove la pelle, il pizzo e il pvc si trasformano in strumenti per un’estetica architettonica e onirica, celebrando una couture democratica e sperimentale.
Un corteo gotico tra arte e architettura
La sfilata si apre come un rito contemporaneo, scandito da campane e decostruzioni sonore, che trasforma la passerella in un percorso mistico. Le silhouette dei modelli sembrano torri di cattedrali, allungate e ieratiche, scolpite da corsetti architettonici e drappeggi traslucidi che disegnano illusioni ottiche sul corpo. La pelle diventa tela e il movimento dei modelli ricorda sculture viventi, creando un dialogo tra l’arte rinascimentale e la modernità dissacrante. Ogni dettaglio sottolinea la volontà di Glenn Martens di fondere memoria storica e sperimentazione couture, restituendo alla Maison un’identità al contempo iconica e innovativa.
I richiami storici si intrecciano con elementi contemporanei, come motivi di carta da parati floreale del XVI secolo riprodotti su fogli comuni e trasformati in couture, o collage tridimensionali ispirati a nature morte fiamminghe. Questi materiali, reinterpretati in pvc e pelle, elevano l’ordinario a un’arte tangibile, trasformando gli abiti in opere pittoriche. La collezione diventa così un ponte tra epoche, dove la narrazione visiva evoca atmosfere gotiche e scenografie fiamminghe, offrendo un’esperienza sensoriale che supera il semplice concetto di abbigliamento.
Trompe-l’œil e pittura sul corpo
L’eredità Margiela si manifesta attraverso tecniche artistiche come il trompe-l’œil, che avvolge il corpo con pennellate ispirate a Gustave Moreau, trasformando il tessuto in superficie pittorica. Il pizzo, utilizzato come estensione della pelle, dialoga con i drappeggi della statuaria classica, creando un effetto teatrale e sofisticato. Martens reinventa così le regole della haute couture, fondendo estetica pittorica, scultorea e architettonica, e trasformando ogni abito in un’esperienza visiva e tattile.
Il risultato è un corpo trasformato in arte vivente, dove ogni movimento e ogni piega rivelano un racconto storico reinterpretato in chiave contemporanea. Le figure diventano un ponte tra l’umanità e la costruzione artistica, mentre il pubblico assiste a una fusione tra moda e pittura. Questo approccio crea una profondità narrativa senza precedenti, capace di evocare emozioni e stimolare la riflessione sul ruolo dell’abbigliamento come linguaggio artistico e culturale.
Materiali e sperimentazione dadaista
L’anima sperimentale della Maison riaffiora nella scelta dei materiali: scarti industriali, fodere vintage, carta stampata e oggetti trovati diventano elementi preziosi nella collezione. Le maschere, simbolo identitario di Margiela, restano centrali, spostando l’attenzione dal volto alla costruzione dell’abito. Pareti e set, realizzati con collage e immagini di interni storici, creano un contesto visivo stratificato che amplifica il carattere concettuale della sfilata, trasformando la passerella in un atlante di memorie materiali.
La reinterpretazione di ruggini e muffe sui tessuti richiama la memoria delle mostre storiche e il legame con l’arte nord-europea. La scelta dei materiali sottolinea la volontà di Martens di rendere la couture accessibile e poetica, capace di raccontare storie attraverso texture e forme inaspettate. Ogni elemento diventa parte di un dialogo tra passato e presente, dove la sperimentazione e la democratica reinterpretazione della tradizione offrono nuovi orizzonti estetici e concettuali alla Maison.
Calzature e reinterpretazioni iconiche
Tra le novità della collezione Artisanal 2025 spiccano le prime Tabi di Glenn Martens, reinventate in versioni boot con artigli in pelle e sandali plastici su zeppe scultoree. La Santiago boot, sospesa nel tempo, richiama il tacco in plexiglas dell’archivio Margiela, fondendo tradizione e innovazione. Queste calzature diventano estensioni architettoniche del corpo, contribuendo a un’estetica complessiva che unisce scultura, moda e design concettuale.
La scelta delle calzature evidenzia la capacità di Martens di leggere il patrimonio della Maison e reinterpretarlo per il presente, mantenendo un equilibrio tra funzionalità e narrazione artistica. Ogni passo diventa parte della storia visiva della sfilata, dove la trasformazione culturale e stilistica della Maison si manifesta in dettagli concreti, sottolineando l’idea di una couture capace di dialogare con il pubblico attraverso innovazione, memoria storica e estetica visionaria.