Con l’apertura della sua prima boutique italiana a Milano, Manolo Blahnik celebra un nuovo capitolo della sua carriera, intrecciando storie di artigianato, incontri memorabili e ispirazioni senza tempo. Il celebre designer, noto per le sue calzature iconiche, ripercorre momenti speciali vissuti tra muse, clienti eccentriche e collaborazioni illustri. Tra aneddoti legati alla moda, riflessioni sulla creatività e un profondo legame con l’artigianalità italiana, Blahnik rivela la sua filosofia di stile, sempre elegante e mai eccessiva, pronta a conquistare ancora una volta il cuore degli amanti delle scarpe.
Milano e l’apertura di un sogno
Da anni Manolo Blahnik desiderava aprire una boutique nel capoluogo lombardo, e finalmente il sogno si realizza. Lo spazio in via Pietro Verri 5 si ispira a Brancusi e ai ricordi d’infanzia, con pareti che richiamano la cucina della nonna e tocchi di Jugendstil viennese. Un ambiente concepito per trasmettere calore, eleganza e autenticità, lontano dalle mode effimere e vicino alla sua visione personale di bellezza.
La scelta di Milano non è casuale: la città, con il suo mix di stile innato e vitalità culturale, ha da sempre un posto speciale nel cuore del designer. Ricorda con affetto incontri con personalità come Anna Piaggi e Benedetta Barzini, oltre alle giornate in cui la moda meneghina pulsava di energia creativa. L’apertura sarà celebrata con una capsule esclusiva che unisce ispirazioni Bauhaus e omaggi a Gio Ponti.
Muse, creazioni e aneddoti
Blahnik racconta la nascita di modelli che hanno segnato la sua carriera, come le “Tortura” e le “Tortoise”, amate da Franca Sozzani. Per lui la creatività nasce spontaneamente, senza inseguire le tendenze, e le sue scarpe aspirano a essere senza tempo. Questo approccio gli ha permesso di costruire un linguaggio stilistico unico, riconoscibile a colpo d’occhio e sempre fedele a sé stesso.
Tra i ricordi più vividi emergono scene curiose, come una cliente americana che trasformò la sua firma in un tatuaggio, o fan milanesi pronte a fargli firmare decine di paia di scarpe. Episodi che rivelano l’affetto e la dedizione dei suoi ammiratori, e che lui ricambia con gesti semplici ma significativi, convinto che la moda debba anche saper donare gioia.
Il legame con l’artigianato e le nuove generazioni
La passione per l’artigianalità è uno dei pilastri del lavoro di Blahnik. Nella fabbrica di Vigevano, acquisita nel 2019, ogni paio di scarpe attraversa decine di passaggi manuali, testimonianza di un sapere che si tramanda. Per lui, l’Italia è la patria dei migliori artigiani, e incoraggia i giovani designer a imparare il mestiere direttamente a fianco di chi lo pratica con maestria.
Il suo impegno si concretizza anche attraverso borse di studio e supporto a talenti emergenti, come Niccolò Beretta, scoperto in occasione di un evento di Vogue Italia. Blahnik è convinto che il futuro della moda risieda nella capacità di fondere tradizione e innovazione, mantenendo viva l’essenza del lavoro manuale in un’epoca di produzione industriale.
L’eleganza dei tacchi e la filosofia di stile
Interrogato sul fascino e sul timore che i tacchi suscitano, Blahnik sottolinea l’importanza di saperli indossare con naturalezza. Per lui, il tacco ideale misura 90 mm, un’altezza che unisce comodità e allure. Non ama le stravaganze fini a sé stesse: le sue creazioni puntano all’eleganza pura, capace di esaltare la personalità senza oscurarla.
Sebbene dichiari di apprezzare anche le scarpe basse, ritiene che poche persone sappiano portarle con lo stesso charme. Per questo, continua a disegnare modelli di ogni altezza, privilegiando sempre equilibrio e proporzioni. Nella sua visione, una scarpa ben realizzata non è solo un accessorio, ma un mezzo per infondere sicurezza e trasformare il portamento di chi la indossa.