Non è solo una questione digestiva: il microbiota intestinale è un ecosistema sofisticato che condiziona l’intero equilibrio del nostro corpo. Custode silenzioso della salute, può influire sull’umore, sull’energia e perfino sulla qualità del sonno. Per prendersene cura, bastano tre regole semplici ma fondamentali, che iniziano dalla tavola e arrivano fino al nostro stile di vita quotidiano.
Il microbiota: un mondo invisibile ma potentissimo
Il microbiota intestinale, un tempo noto come “flora intestinale”, è composto da circa 400 specie diverse di microrganismi: batteri, lieviti, virus e protozoi che convivono in una simbiosi delicata e preziosa. Si stima che ogni individuo ospiti oltre 10.000 miliardi di batteri, un numero che supera quello delle cellule umane stesse.
Quando in equilibrio, il microbiota svolge funzioni vitali: aiuta la digestione, sintetizza vitamine essenziali come quelle del gruppo B e la vitamina K, protegge il sistema cardiovascolare, stimola il sistema immunitario ed elimina tossine. Ma se questa armonia si rompe – in uno stato detto disbiosi – le conseguenze possono riflettersi su tutto l’organismo: da disturbi gastrointestinali a patologie metaboliche, infiammazioni croniche, malattie dermatologiche, neurologiche e persino psichiche.
Grazie al sequenziamento genetico, oggi conosciamo più da vicino questo microcosmo. Scienziati come André Burckel, direttore della ricerca all’Università di Ginevra, sottolineano come i batteri intestinali possano influenzare i neurotrasmettitori e, quindi, l’umore. Il microbiota diventa così un protagonista indiscusso della nostra salute globale.
- Nutrire i batteri buoni: scegliere gli alimenti giusti
Prendersi cura del microbiota parte dalla tavola. Gli alimenti che consumiamo ogni giorno possono favorire o ostacolare l’equilibrio batterico intestinale. Una dieta ricca di fibre, amidi resistenti e composti bioattivi nutre i microrganismi “buoni”, favorendo la loro proliferazione e ostacolando quella dei patogeni.
Secondo il “Régime Burckel”, è utile integrare quotidianamente amidi resistenti (grano, fagioli, banane), beta-glucani (avena, orzo), fruttani (asparagi, cicoria, melone), fibre insolubili (cavolo, fichi, mandorle) e polifenoli (datteri, tè, cacao, spezie). Questi componenti stimolano la motilità intestinale, migliorano la biodiversità microbica e proteggono le pareti intestinali da infiammazioni e stress ossidativo.
Al contrario, zuccheri raffinati, grassi saturi e conservanti industriali danneggiano il microbiota, favorendo la proliferazione di batteri dannosi e contribuendo a uno stato di infiammazione cronica latente.
- Inserire cibi crudi e freschi nella dieta quotidiana
L’alimentazione crudista propone un ritorno alla semplicità: verdure, frutta e semi consumati crudi o poco cotti conservano meglio le loro proprietà prebiotiche. Secondo Marie-Sophie L., autrice di libri sull’alimentazione naturale, cuocere oltre i 42°C può distruggere molte sostanze benefiche per il microbiota.
Frutta secca (cocco, anacardi, macadamia), semi oleosi (chia, canapa, grano saraceno) e ortaggi consumati sotto forma di succhi o zuppe crude rappresentano un nutrimento prezioso per i batteri intestinali. Le mele, in particolare, se assunte per due o tre giorni in modo esclusivo, possono aiutare a detossinare il fegato e a ripristinare un corretto equilibrio interno.
Un’alimentazione varia e colorata, ricca di alimenti freschi e non trattati, si dimostra uno dei pilastri fondamentali per mantenere vivo e sano il nostro “secondo cervello”.
- Probiotici: piccoli alleati, grandi risultati
I probiotici sono batteri vivi benefici che, se assunti regolarmente e in quantità adeguate, possono colonizzare l’intestino e ripristinare l’equilibrio del microbiota. Si trovano naturalmente in alimenti fermentati come yogurt, kefir, crauti, miso, tempeh e kombucha, ma anche sotto forma di integratori specifici.
Secondo la FAO e l’OMS, i probiotici (Lactobacillus, Bifidobacterium, Saccharomyces boulardii) apportano benefici comprovati all’ospite. Tra questi, il rafforzamento delle difese immunitarie, la riduzione delle infiammazioni intestinali e il miglioramento della salute mentale, grazie alla connessione tra intestino e cervello.
Per ottimizzarne l’efficacia, alcuni medici consigliano di effettuare test del microbiota, esami avanzati che analizzano in dettaglio la composizione batterica dell’intestino. Questo permette di personalizzare la terapia probiotica, scegliendo i ceppi più adatti alle specifiche esigenze dell’individuo.
Riscoprire l’equilibrio, partendo dall’interno
Il microbiota non è solo una componente anatomica: è un interlocutore attivo del nostro benessere. Prendersene cura con consapevolezza – scegliendo alimenti giusti, privilegiando il crudo e integrando probiotici – significa investire sulla salute a lungo termine. Un gesto semplice, quotidiano, che ci riconnette al nostro corpo e al suo naturale desiderio di armonia.