Dal 29 maggio al 3 agosto 2025, il Palazzo Esposizioni ospita Roma Codex, la più ampia mostra mai dedicata in Italia ad Albert Watson. Curata da Clara Tosi Pamphili, l’esposizione raccoglie oltre 200 fotografie che raccontano una Roma lontana dai cliché, mescolando la monumentalità della città alla vita quotidiana dei suoi abitanti. Un diario visivo in cui il fotografo scozzese-naturalizzato newyorkese fonde rigore estetico e sguardo umano, trasformando la Città Eterna in un codice visivo tutto da decifrare.
Un viaggio oltre gli stereotipi
Albert Watson affronta Roma con l’occhio di chi non cerca cartoline, ma verità. Roma Codex è il risultato di oltre due anni di lavoro, durante i quali il fotografo ha percorso la città senza un itinerario prestabilito. Il bianco e nero, potente e senza tempo, si alterna al colore, capace di catturare dettagli vivi e contemporanei. L’architettura convive con i volti, le strade deserte con gli spazi affollati, creando un mosaico che restituisce la stratificazione unica della Capitale.
Watson rifiuta i cliché per abbracciare l’imprevisto, lasciando che la città si riveli per ciò che è: complessa, contraddittoria e irriducibile a un’unica immagine. Dai club underground ai cortili silenziosi, dalle scuole di danza ai laboratori d’artista, ogni scatto è il risultato di un incontro tra la fluidità della vita quotidiana e l’immobilità monumentale. È una Roma vista non come set, ma come organismo vivo, dove ogni angolo racconta una storia diversa.
La mostra come esperienza libera e immersiva
In Roma Codex non ci sono sezioni tematiche né percorsi guidati. Le oltre 200 fotografie, molte in grande formato, sono disposte secondo un criterio istintivo, pensato per far sì che il visitatore possa perdersi e ritrovarsi tra le immagini. Questo approccio restituisce la stessa sensazione di esplorazione che Watson ha vissuto durante la realizzazione del progetto.
L’assenza di un ordine prestabilito invita a un’osservazione personale, quasi intima. Le immagini si susseguono come pagine di un diario aperto, dove il Colosseo e Cinecittà si alternano a dettagli minimi: una finestra socchiusa, una strada bagnata dalla pioggia, un volto colto in un istante di sospensione. L’effetto complessivo è quello di un racconto in cui la città appare nella sua totalità, senza gerarchie visive.
Volti e storie della Roma contemporanea
Accanto ai luoghi iconici, Roma Codex mette in primo piano una costellazione di volti noti e meno noti che definiscono la Roma di oggi. Paolo Sorrentino, Roberto Bolle, Isabella Ferrari, Kasia Smutniak e il Cardinale Silvano Maria Tomasi compaiono accanto ad artisti emergenti, coreografi, intellettuali e persone comuni. Lo sguardo di Watson è sempre lucido ma empatico, capace di abbattere ogni barriera tra soggetto e osservatore.
Questa galleria di ritratti crea una narrazione trasversale, dove il glamour convive con l’umanità più semplice. Non c’è separazione tra la grande bellezza e la quotidianità: ogni volto è trattato con la stessa attenzione, ogni gesto ha la stessa dignità narrativa. È una Roma corale, che vive della somma dei suoi individui e delle loro storie intrecciate.
Un codice da decifrare
Il titolo Roma Codex non è casuale: ogni fotografia è un frammento di un linguaggio visivo che richiede interpretazione. Watson costruisce un ritratto che non pretende di essere definitivo, ma che accetta la contraddizione e l’incompiutezza come elementi costitutivi della città. Questo approccio riflette il momento storico che Roma sta vivendo, sospesa tra il peso del passato e la spinta verso il futuro.
L’esposizione diventa così una lezione di sguardo: imparare a vedere oltre ciò che si conosce, a leggere i segni nascosti, a lasciarsi sorprendere dal dettaglio inatteso. In questo senso, Roma Codex è più di una mostra fotografica: è un invito a esplorare l’identità urbana con occhi nuovi, trovando bellezza anche nell’imperfezione e nella complessità.