Con la sua prima collezione per Valentino, Alessandro Michele firma un debutto delicato ma potente. Niente clamore, solo una narrazione ricca di riferimenti, dettagli e visioni couture. Con la Resort 2026, lo stilista romano accoglie il patrimonio Garavani per restituirlo al mondo con una voce personale e onirica. È una collezione che non urla, ma incanta, fatta di 132 look sospesi tra sogno e memoria, pensati per sedurre con grazia chi sa leggere tra le pieghe del passato e i sussurri del presente.
Un debutto che non ha bisogno di clamore
Niente passerella, niente show teatrale. Per il suo primo passo in Valentino, Michele opta per un lookbook intimo, ambientato in una stanza boudoir dai toni cipria e retrò. Al centro, 132 outfit (75 femminili, 57 maschili) che raccontano la sua visione: un romanticismo consapevole, colto e stratificato, dove ogni capo è una frase pronunciata a bassa voce. Lontano dalla spettacolarità di Gucci, qui regna la compostezza poetica.
La scelta del formato non è casuale: non c’è fretta di stupire, ma desiderio di raccontare. Gli abiti dialogano tra loro come personaggi di un’opera corale, tra fiocchi, trasparenze, silhouette fluttuanti e dettagli rétro. Michele non impone il proprio ego, ma lascia che sia il linguaggio Valentino a esprimersi, con una grammatica aggiornata e un lessico denso di riferimenti culturali.
Omaggio alla storia, ma con mano personale
Il rosso Valentino torna in scena, ma non da solo. Accanto a lui si muovono il panna, il cipria, il nero e l’avorio, creando una palette sussurrata che suggerisce più che affermare. I codici estetici della maison—plissé, fiocchi, organze, romanticismo anni ’60—vengono accarezzati e decostruiti con garbo, senza forzature.
È un dialogo tra passato e presente, tra Garavani e Michele. Un minidress con fiocco oversize sembra un frammento d’archivio ma si trasforma in manifesto d’autore. I volumi sono generosi ma morbidi, i materiali preziosi ma familiari. Tutto profuma di reverenza e, al tempo stesso, di nuova intenzione.
Uomo Valentino, tra delicatezza e consapevolezza
Sorprende in positivo la parte maschile della collezione. L’uomo di Michele è gentile, curioso, elegante senza spigoli. Indossa cardigan ricamati, blazer destrutturati, camicie con jabot e pantaloni fluidi. Nessuna provocazione, ma un invito alla sensibilità come nuova forma di forza.
Non si tratta di vestire un ruolo, ma di abitare un’emozione. Gli accessori—foulard, fiocchi, sandali intrecciati—servono a completare ritratti, non a sovraccaricarli. Il maschile qui si emancipa da ogni stereotipo per riconnettersi a un’eleganza dolce, senza nostalgia ma con desiderio di bellezza.
Accessori come segni di punteggiatura
Non esiste un solo capo che sia lasciato al caso. Ogni bottone, guanto, fiocco, collana è un gesto misurato. Michele lavora di sottrazione: se in passato eccedeva per definizione, qui compone con equilibrio e precisione. Il risultato è una collezione densa, ma mai pesante.
Il dettaglio diventa strumento narrativo, non décor gratuito. Così i guanti lunghi in tulle, le cappe in chiffon e le collane d’ispirazione ecclesiastica raccontano un’estetica colta e stratificata. Ogni look è una frase compiuta con punteggiatura, tono e sottotesto.
Una collezione da guardare da vicino
Questa Resort 2026 non punta all’effetto wow immediato. È pensata per chi ama osservare da vicino, per chi conosce la moda e ne riconosce la trama nascosta. Non ci sono gimmick né slogan: c’è solo la volontà di fare bene, con cura e profondità.
Ed è proprio questa intenzione a renderla potente. Michele non cerca l’approvazione a ogni costo, ma invita il pubblico a rallentare, contemplare, lasciarsi toccare. In un sistema che corre, lui resta fermo. E in questo fermarsi c’è una rivoluzione.
Il primo passo di una nuova era
Con questa collezione, Alessandro Michele non solo entra in Valentino, ma riscrive la sua identità. Senza clamore, senza rinnegare nulla. In fondo, è come se avesse sempre avuto le chiavi di questa casa. E ora, finalmente, ha deciso di abitarla.
È solo l’inizio, certo. Ma già dal primo atto si capisce che la storia di Valentino è in buone mani. E che Michele, con il suo immaginario vasto e la sua sensibilità raffinata, è pronto a trasformare la maison in un laboratorio di sogni lucidi e profondamente umani.